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Il fotografo - Parte 2


di foxtied
03.04.2018    |    5.039    |    2 9.7
"L’accappatoio si apre all’altezza dell’inguine e lascia intravedere i genitali e il pene eretto..."
Mi gira intorno per osservare meglio tutte le angolazioni, poi si avvia al cavalletto che supporta la fotocamera: “Sei scomodo così legato? Non preoccuparti, il tempo di fare qualche scatto buono e ti libero…”
Inizia a scattare foto, in sequenza, vedo gli scatti sul TV… primi piani sul bavaglio, poi dei polsi e delle caviglie legate insieme… particolari dell’incaprettamento, dei nodi serrati. Mi gira su un fianco e continua a scattare, poi, per sistemarmi nella posizione voluta, una mano mi passa sulla patta dei pantaloni e, inevitabilmente, si rende conto della mia eccitazione, visto che ho il pene duro. Fa finta di nulla e continua a scattare foto per almeno un quarto d’ora, finché rimette la fotocamera sul cavalletto: “Bene, in questa posizione possono bastare… ora ti tolgo le scarpe, faccio qualche altra foto e poi ti slego…”
Si china su di me e mi slaccia le scarpe, sfilandole lentamente. La mano mi passa sotto le piante, come per sentire il calore dei piedi… metto sempre una buona crema e il profumo si sente, sembra apprezzarlo, visto che la mano poi la passa davanti al naso: sarà un feticista?
Scatta altre foto, molte dei piedi legati, ancora avvolti nei calzini blu che indosso. Poi ripone di nuovo la fotocamera e mi slega completamente, togliendomi il bavaglio.
“Bene, questa fase è ok. Ora spogliati e mettiti in accappatoio: hai portato anche un paio di pantofole?” – “Si, certo” rispondo… “Ok, spogliati…” – “Qui?” – “Dai, non dirmi che hai vergogna, ti sto scattando foto legato, più tardi sarai nudo e legato e hai problemi a spogliarti?...” mi dice sorridendo, e in effetti non ha poi tutti i torti… Mi tolgo la camicia, poi i pantaloni… mi siedo alla sedia e tolgo i calzini, infilando le pantofole bianche che tiro fuori dallo zaino insieme all’accappatoio di spugna naturale, sempre bianco… Lo guardo mentre mi tolgo i boxer, restando nudo davanti a lui, che mi guarda il pene eretto… “Hmm, vedo che sei eccitato…” – “Se non mi eccitasse non mi farei legare…” – “Giusto…” mi risponde. Metto l’accappatoio e lo chiudo con la cintura.
“Bene, siediti alla sedia davanti allo schermo bianco…” Vado dove mi dice e mi siedo… Sistema le luci, poi prende delle corde di canapa, diversi spezzoni, e si mette dietro di me: “Dammi i polsi…” me li lega incrociati, poi li fissa alla sedia, ben tirati. Mi avvolge il collo con un cappio di corda che poi collega ai polsi bloccati alla sedia, con la testa che reclina all’indietro. Mi vedo sempre nella TV, vedo quando mi prende la caviglia destra e la lega alla gamba della sedia, aprendomi le gambe e tirandole all’indietro… vedo quando mi prende anche la caviglia sinistra, che lega allo stesso modo alla sedia. Poi avvolge la gamba sinistra sopra il ginocchio e fa passare la corda dietro alla spalliera della sedia, fino ad avvolgere nello stesso modo il ginocchio destro, per poi serrare finché le gambe non sono ben divaricate e bloccate. L’accappatoio si apre all’altezza dell’inguine e lascia intravedere i genitali e il pene eretto. Ora mi fascia il petto con la corda, bloccandomi il busto alla spalliera: apre leggermente l’accappatoio… “Perfetto, molto eccitante… ora ti imbavaglio… pensavo di usare un penis-gag, che ne dici?” – “Il fotografo sei tu…” rispondo. “Un mix di bondage e bdsm, molto eccitante credo…” Va al tavolo dei giocattoli e torna con un bavaglio di cuoio a fascia, che nella parte interna, quella che va in bocca, ha un fallo di gomma che riproduce fedelmente la forma di un glande abbastanza grosso. “Apri la bocca…” Ubbidisco, da bravo sottomesso, e lui mi infila in bocca il bavaglio, spingendolo bene dentro per poi stringere la fibbia dietro la nuca, sempre più stretto, finché posso emettere solo un flebile mugolio.
“Sei molto eccitante… e anche eccitato, vedo” mi dice mentre con una mano allarga l’accappatoio quanto basta per prendermi in mano il pene… Sono un po’ sorpreso, ma la cosa non mi dispiace: me lo lavora sapientemente, non proprio da semplice “fotografo”, fino a farmelo diventare molto duro… mi scopre lentamente il glande, poi torna alla fotocamera e inizia a fare foto… ne scatta tantissime, da molte angolazioni… prende particolari dei piedi, ancora foderati nelle pantofole, dei polsi, del bavaglio… ovviamente dei genitali e del pene eretto, soffermandosi molto nei primi piani.
Scatta foto per almeno venti minuti, studiando e modificando le luci, le angolazioni… A me non dispiacerebbe se mi masturbasse, per quanto ce l’ho duro ed eccitato, ma sembra dedicarsi unicamente al lavoro… sembra.
Riposta la fotocamera, viene verso di me… penso che voglia slegarmi, invece si inginocchia davanti alla sedia e mi apre l’accappatoio… penso che serva per ulteriori scatti, invece mi prende il pene in mano e inizia a masturbarmi, lentamente, strofinando il pollice sul prepuzio… “Dai che lo volevi… o non saresti così eccitato…” mi apostrofa… lo guardo, per quanto possibile con il collo legato e la testa reclinata all’indietro, ma non posso che mugolare… Continua a masturbarmi, mentre io accenno un tentativo di movimento sulla sedia, ma le corde sono ben strette. Mentre mi masturba, anche lui si tocca tra le gambe, finché decide di prendermelo in bocca… ho un sussulto, mi piace molto la sensazione di piacere e costrizione… me lo lecca a lungo, lo prende tutto in bocca… continua per diversi minuti e penso che voglia farmi venire, invece improvvisamente si ferma: “Ci voleva un po’ di piacere, no? Lo volevi, ma ora dobbiamo lavorare… magari continuiamo dopo…” Si alza e mi slega, dopo avermi liberato il collo e tolto il bavaglio. Mi alzo dalla sedia: “Questo non me lo avevi detto… è incluso nel servizio?” – “Beh, non credo sia un mistero che mi piace il bondage e il sadomaso… avevi il pene duro, non volevi che facessi qualcosa?” – “In effetti è stato eccitante, ma mi hai lasciato a metà…” – “Non abbiamo mica finito, no? Se ti facessi venire troppo presto perderesti di eccitazione e prima dobbiamo completare le foto…” – “Quindi finite le foto cosa vorresti fare?” – “Ricompensarti per la disponibilità… ma ogni cosa a suo tempo” – “Era questo il vero scopo? Avere un uomo da legare e usare sessualmente con la scusa del servizio fotografico? – “No, assolutamente… ma credo che piaccia a entrambi questo gioco, no?” Sorrido ma non rispondo.
“Togli l’accappatoio e le pantofole e sdraiati nudo sul letto…”
Mi avvicino al letto, tolgo l’accappatoio, i siedo e, tolte le pantofole, mi sdraio nel centro del letto, già dotato di corde dove serve. Mi lega a gambe e braccia divaricate, molto tirato verso i quattro angoli, ben immobilizzato ma, come se non fosse abbastanza, mi lega anche le ginocchia per divaricare di più le gambe e poi collega i gomiti alle gambe. Infine una corda tira le caviglie verso l’interno, bloccandole anche nella parte centrale del letto stesso. Il pene è eretto e durissimo, questa posizione espone completamente i genitali.
Mi imbavaglia con un anello molto largo che mi tiene ben aperta la bocca, serrato e poi fissato al letto. Anche il collo viene legato e bloccato al letto. Finito di legarmi e imbavagliarmi, va al tavolo e ne torna con diversi “giocattoli”: un plug anale, delle pinzette, delle cordicelle e un anello vibrante, nonché un bavaglio gonfiabile.
Senza dire una parola, sale sul letto e, mettendosi tra le mie gambe, mi lega lo scroto, separando i testicoli: poi mi avvolge il pene alla base con qualche giro di cordicella, applica l’anello vibrante e poi prosegue con altri giri, fino al glande scoperto. A questo punto prende il plug, lo bagna con del lubrificante e inizia a infilarmelo dentro… lentamente… ma alla fine completamente dentro, fino alla base. Tanto per gradire, mi lecca il prepuzio e me lo succhia un po’, per renderlo ben duro e amplificare la costrizione delle corde che lo stringono. Scende dal letto e, dopo avermi leccato e stuzzicato i capezzoli, mi applica due morsetti, stringendoli lentamente fino a sentirmi mugolare… poi collega due cordicelle dai morsetti all’anello vibrante che mi ha messo intorno al pene, tirandoli in modo da sollecitarmi i capezzoli ad ogni movimento.
Per completare il quadro, mi infila la palla gonfiabile dentro l’anello che mi tiene la bocca aperta, e lo gonfia fino a riempirmi il palato e bloccarmi la lingua. Si sofferma qualche istante a guardarmi così immobilizzato, toccandosi tra le gambe, quasi tentato dal tirarselo fuori e masturbarsi.
“Se mi lasciassi andare ora, ti sevizierei a lungo… ma prima le foto, siamo qui per quello”. Io invece mi convinco sempre di più che lui cercasse proprio quello: seviziarmi. Altro che foto.
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